
Kevin O’Leary – noto a molti come l'investitore dalla lingua tagliente in Shark Tank – ha silenziosamente fatto una mossa forte nel mining di Bitcoin. Invece di limitarsi ad acquistare Bitcoin o sostenere startup crypto, O’Leary si sta posizionando più in profondità nella catena del valore: nell'energia, nelle attrezzature e nell'infrastruttura che rendono possibile il mining. La sua mossa non è un capriccio; riflette la convinzione che il vero valore a lungo termine nel crypto risieda non solo nelle coin, ma nei mezzi per produrle.
Il cambiamento di O’Leary segue le tendenze che abbiamo visto intensificarsi nel 2025. Il mining è sempre più visto non solo come speculazione sui prezzi di Bitcoin, ma come un'attività strategica di energia e computing. L'infrastruttura – energia rinnovabile, contratti di rete, sistemi di raffreddamento, implementazione ASIC – è dove risiedono le elevate barriere all'ingresso. Collocando capitale lì, O’Leary mira alla durabilità piuttosto che a guadagni a breve termine. Le sue scommesse possono includere partnership con operatori di mining, accordi di hosting o investimenti diretti in società di mining con bilanci solidi e disciplina operativa.
Detto questo, nemmeno la fiducia di O’Leary elimina i rischi. I costi energetici rimangono volatili, le normative potrebbero inasprirsi (soprattutto riguardo al consumo energetico e alle tasse crypto), e la difficoltà di mining continua la sua marcia ascendente. L'esecuzione è importante: il miglior hardware, i contratti più favorevoli e i team più forti separeranno i vincitori dai perdenti. Ma con il suo brand, capitale e reti alle spalle, O’Leary sta segnalando che vede il mining di Bitcoin come uno strato fondamentale dell'economia crypto – non un accessorio.